Puntate
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31-03-2018
La passione di Dj Fabo, Processo Cappato (I)
Prima che il Parlamento italiano approvasse la legge sul biotestamento, il tribunale di Milano processava Marco Cappato con l'accusa di aver rafforzato e agevolato l'intento suicidario di Fabiano Antoniani, conosciuto come Dj Fabo.
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24-03-2018
L'uomo col casco, Processo Furchì (II)
Seconda ed ultima parte del processo per l’omicidio dell’avvocato e politico Alberto Musy, avvenuto a Torino il 21 marzo del 2012.
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17-03-2018
La Consegna, Processo Furchì (I)
E' il 21 marzo 2012. Sono le otto del mattino. Un uomo con un casco in testa si fa aprire per consegnare un pacco in un palazzo del centro di Torino. Dopo pochi minuti cinque colpi di pistola squarciano il silenzio.
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Stagione 2014-2015
O cu nui o cu iddi
Seconda ed ultima parte del processo per la morte di Maria Concetta Cacciola, avvenuta a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, il 20 agosto del 2011
04-04-2015 23:40
Corte d’Assise di Palmi presieduta dalla Dott.ssa Silvia Capone.
Seconda ed ultima parte del processo per la morte di Maria Concetta Cacciola, avvenuta a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, il 20 agosto del 2011.
L’accusa sostiene che Maria Concetta Cacciola a causa delle violenze fisiche e vessazioni psicologiche da parte della madre, del padre e del fratello si era determinata a porre fine alla sua vita.
È per fuggire dai pedinamenti, dalle botte e dagli schiaffi che Concetta si sarebbe rifugiata nella giustizia. Inizia a collaborare, va via da Rosarno e racconta quello che ha sentito nel suo ambiente familiare così vicino ai clan Pesce e Bellocco, punte di diamante della ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. Ma tornata a casa Maria Concetta era tornata anche alla sua triste vita. Isolata e controllata dai familiari, secondo l’accusa, si sarebbe infine decisa a farla finita.
Il padre di Maria Concetta Michele Cacciola, la madre, Anna Rosalba Lazzaro e il fratello Giuseppe sostengono invece che la donna si sia suicidata perché raggirata, costretta a collaborare con la giustizia infangando la sua stessa famiglia, illusa. Dalla loro una audiocassetta e una lettera che allegano all’esposto in cui denunciano le violenze subite da Maria Concetta. L’onta, la vergogna l’avrebbero portata a togliersi la vita.
La sentenza stabilirà quale delle due tesi ha trovato riscontri nelle prove del processo.